La ripetizione, in poesia, consiste nella reiterazione di una data parola od espressione (anche con minime variazioni, sia formali che sintattiche) all’interno del componimento. In genere, scopo della ripetizione è quello di enfatizzare una data immagine o produrre una sensazione di sorpresa e meraviglia nell’animo del lettore, che vi attribuirà dunque un dato significato a seconda del proprio sentire e della propria interpretazione del testo.
Sebbene lo haiku sia una forma poetica estremamente breve, in quanto composta da sole 17 sillabe (rectius, on 音), non è raro imbattersi in opere – sia di maestri antichi che di autori contemporanei – che adottano tale figura retorica (in giapponese, kurikaeshi 繰り返し) per le ragioni sopra menzionate. Leggi tutto “La ripetizione nella poesia haiku”


Nello haiku tradizionale è piuttosto facile imbattersi in componimenti che fanno uso dell’onomatopea. Quest’ultima – anche detta fonosimbolo – consiste, com’è noto, in elementi lessicali (cioè parole o gruppi di parole) volti a riprodurre foneticamente un dato elemento o azione (ad esempio, tic-tac, bau bau).





Il riferimento stagionale o kigo 季語 (letteralmente, ‘parola della stagione’) è, lo sappiamo, uno degli elementi principali dello haiku tradizionale, storicamente già presente nella strofa d’esordio (hokku 発句) della renga 連歌 (‘poesia legata’ o “a catena”), fungendo da “saluto stagionale” (kisetsu no goaisatsu 季節のご挨拶) al consesso dei partecipanti.
Auschwitz e simili è l’ultima raccolta di haiku di Toni Piccini, edita dalla Red Moon Press di Jim Kacian in quadruplice lingua (italiano, inglese, ebraico e tedesco); l’opera segue di quattro anni l’uscita di No Password (Terra d’Ulivi, 2014), inanellandosi stilisticamente a quest’ultima ma distanziandovisi, al contempo, significativamente per la complessità e delicatezza delle tematiche affrontate, ossia la vita (o, meglio, la morte) nei campi di concentramento nazisti.