Per George Steiner, critico e saggista francese, tradurre non è solo un processo letterario di tipo traspositivo, quanto una vera e propria “esperienza esistenziale” (Après Babel, 1975). È innegabile, infatti, che il confronto con un testo straniero – ancor più se poetico – richiede una sensibilità particolare nell’approcciarsi allo stesso e la ricerca di una forma che, per quanto possibile, ne riesca a preservare il senso, pur con fisiologiche perdite sui fronti metrico, ritmico e in certi casi semantico.
Il legame che si viene a creare con lo scritto è per molti versi intimo e viscerale, e la versione che ne è frutto è nondimeno l’esito di un processo che, al di là delle competenze tecniche di decodifica, coinvolge il sentimento personale di chi traduce, dando vita così ad un’opera dotata a sua volta di dignità letteraria(1).
In tale contesto lo haiku 俳句 non fa eccezione. La sua estrema brevità, sebbene facilmente equivocabile ed interpretabile come “semplicità” espressiva, tende all’opposto a rendere conto al traduttore di una serie di limiti pressoché invalicabili. Leggi tutto “Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku”
L’onomatopea nella poesia haiku
Nello haiku tradizionale è piuttosto facile imbattersi in componimenti che fanno uso dell’onomatopea. Quest’ultima – anche detta fonosimbolo – consiste, com’è noto, in elementi lessicali (cioè parole o gruppi di parole) volti a riprodurre foneticamente un dato elemento o azione (ad esempio, tic-tac, bau bau).
Reginald Horace Blyth (1898-1964), nel primo volume della sua opera magna intitolata semplicemente Haiku¹, parla proprio del ricorso all’onomatopea da parte di grandi maestri del passato, distinguendo tra tre macro-categorie:
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- parole che rappresentano in maniera diretta un suono mediante l’uso della voce (ad esempio ‘caw caw’ かーかー, ossia il gracchiare del corvo);
- parole che rappresentano un dato movimento od altra sensazione fisica diversa dal suono (ad esempio, ‘uro-uro’ うろうろ, cioè il vagare frenetico di chi è agitato);
- parole che rappresentano stati d’animo o moti psicologici od emotivi (ad esempio, ‘moya-moya’ もやもや, cioè il rimuginare su qualcosa).
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Shigure: cinque haiku
初しぐれ猿も小蓑をほしげ也
hatsushigure saru mo komino o hoshigenari
prima pioggia fredda –
anche le scimmie vorrebbero
un mantellino di paglia
Matsuo Bashō (1644-1694)
一わたし遅れた人にしぐれ哉
hito watashi okureta hito ni shigure kana
in ritardo
per il traghetto,
la pioggia invernale
Yosa Buson (1716-1784) Leggi tutto “Shigure: cinque haiku”
Un’effimera parentesi
Cinque haiku sulle foglie, scelti e tradotti da Luca Cenisi.
木隠れや鼠の小社下紅葉
kogakure ya nezumi no shōsha shita momiji
nascosto dagli alberi,
il santuario dei topi
e le foglie d’autunno
Mizuta Masahide (1657-1723)
梶の葉を朗詠集の栞かな
kaji no ha o Rōeishū no shiori kana
il segnalibro
per il Rōeishū*:
una foglia di gelso
*Il Wakan Rōeishū 和漢朗詠集 è una raccolta di poesie giapponesi e cinesi da recitare, curata da Fujiwara no Kintō (966-1041) nel 1013
Yosa Buson (1716-1784) Leggi tutto “Un’effimera parentesi”
Cinque haiku sulla neve
初雪や水仙の葉のたわむ迄
hatsuyuki ya suisen no ha no tawamu made
la prima neve –
quanto basta per piegare
le foglie di narciso
Matsuo Bashō (1644-1694)
野に山に動くものなし雪の朝
no ni yama ni ugoku mono nashi yuki no asa
niente si muove
sui campi e sui monti –
mattino di neve
Fukuda Chiyo-ni (1703-1775) Leggi tutto “Cinque haiku sulla neve”
Le diverse modalità di approccio di fronte alla morte attraverso la poesia in Oriente e in Occidente
Approfondimento a cura di Antonio Sacco
In questo intervento si prende in esame come l’Oriente e l’Occidente si siano rapportati alla morte attraverso la poesia. Vengono presi in esame i jisei giapponesi e i sijo coreani per l’Oriente e l’epitaffio, l’elegia latina e i versi liberi per l’Occidente. Dallo studio di tali componimenti emergerà una chiara visione della concezione orientale della morte, influenzata dal buddhismo Zen e dal taoismo, e della concezione occidentale del fine vita. Tenteremo di dare risposta al quesito “può la poesia aiutarci nel momento del trapasso?”, tenendo in mente che, nonostante sia un momento estremamente delicato e intimo, dalle poesie di addio al mondo possono emergere – trasversalmente da Oriente ad Occidente – i più disparati stati d’animo perché, nella sua essenza, l’essere umano è mosso dagli stessi moti interiori innanzi all’ultimo atto della propria vita.
un nuovo autunno –
nascono altri colori
da foglie morte
Antonio Sacco Leggi tutto “Le diverse modalità di approccio di fronte alla morte attraverso la poesia in Oriente e in Occidente”
Altri cinque haiku di Yosa Buson
剛力は徒に見過ぬ山ざくら
gōriki wa tada ni misuginu yamazakura
la guida montana
non mostra interesse
per i ciliegi
秋風にちるや卒都婆の鉋屑
akikaze ni chiru ya sotoba no kanna-kuzu
dispersi
dal vento autunnale –
trucioli di stupa Leggi tutto “Altri cinque haiku di Yosa Buson”
Tre haiku di Tan Taigi
松明に雨乞行やよるの嶺
taimatsu ni amagoi-gyō ya yoru no mine
riti di pioggia
alla luce delle torce –
monti notturni Leggi tutto “Tre haiku di Tan Taigi”
Otto haiku di Yosa Buson
春の海終日のたりのたり哉
haru no umi hinemosu notari notari kana
mare di primavera,
sale… scende…
per tutto il giorno
菜の花や月は東に日は西に
na no hana ya tsuki ha higashi ni hi wa nishi ni
fiori di colza –
la luna a Est,
il sole ad Ovest Leggi tutto “Otto haiku di Yosa Buson”