La voce sepolta

Lettura di uno haiku di Dennis Cambarau, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 7 febbraio 2023.

lento disgelo –
dalla casa del nonno
la musica trap

Un’opera originale e ben bilanciata, che lega elementi umani e naturalistici attraverso una giustapposizione (toriawase 取り合わせ) atta ad evidenziare i punti di contatto tra gli stessi. Il linguaggio, semplice e misurato, mette in campo diversi ordini sensoriali, da quello marcatamente tattile e visivo del rigo d’esordio a quello uditivo del distico conclusivo; il risultato è un componimento che, pur mantenendosi entro le coordinate metrico-stilistiche proprie dello haiku tradizionale, parla con la voce dell’uomo moderno, restituendo suggestioni al contempo nuove (atarashī 新しい) e familiari, figlie di un fueki ryūkō 不易流行 attentamente ricercato.
Il ‘disgelo’ è un riferimento stagionale (kigo 季) piuttosto frequente nella letteratura classica, ed in particolare nello haiku; ne hanno fatto uso poeti come Yosa Buson (1716-1784), Katō Gyōdai (1732-1792), Kobayashi Issa (1763-1828) e Masaoka Shiki (1867-1902). Il suo scopo è quello di collocare temporalmente gli eventi poetici nelle prime fasi della stagione primaverile (periodo di risveglio e bellezza), quando al progressivo rifiorire della natura corrisponde il pur debole permanere di qualche elemento invernale (qui simbolo di renitenza ed immobilità). L’aggettivo ‘lento’, in questo contesto, pare voler rafforzare tale permanenza, sottolineando un’implicita – seppur vana – resistenza al cambiamento; l’inversione di tendenza, anticipata, in quota parte, dal mutamento del suono ‘le’ in ‘el’ prima dello stacco, trova tuttavia pieno compimento ed estrinsecazione nel ku 句 finale, laddove dall’abitazione di un anziano provengono suoni appartenenti ad uno stile musicale relativamente “giovane” (‘la musica trap’, sottogenere dell’hip-hop). La dicotomia vecchio/nuovo (o, se si preferisce, tradizione/modernità) trova così soluzione in un’unificazione (itchi 一致) che non è solo estetica, ma concettuale; passato e presente possono convivere armoniosamente, orientandosi reciprocamente in avanti, oltre quel ‘disgelo’ inizialmente temuto in quanto foriero di cambiamenti potenzialmente destabilizzanti.
L’apertura al “nuovo” viene qui rimarcata dall’allitterazione della vocale ‘a’ – sostenuta foneticamente dalla consonante morbida ‘l’, che crea un collegamento con il verso iniziale – mentre il suono secco ‘tr’ in chiusura d’opera pare voler dare fisicità alla rottura di un effimero equilibrio iniziale, dominato dalla staticità e dal silenzio.

Foto: Matheus Bertelli (Pexels)

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