L’intuizione del canto

Commento critico allo haiku di Francesco Palladino, pubblicato sul sito www.ilpalladino.it.

蝉岩の上に一滴一滴
semi iwa no ue ni itteki-itteki

cicala
goccia a goccia sulla roccia

Questo componimento di Francesco Palladino si distanzia dalla metrica “classica” dello haiku (teikei 定型) per favorire uno sviluppo poetico che è espressione diretta (sugata 姿) del presente vissuto dall’autore, laddove il linguaggio, posto di fronte all’inesprimibile, arrocca su se stesso, arretrando secondo le guide di un allineamento al quotidiano che, per necessità, aderisce a una dimensione vuota (yohaku 余白) prossima al silenzio.
Il costrutto è così ridotto all’essenziale, a sole dodici sillabe, con lo stacco (kire 切れ) ben identificabile e, soprattutto, capace di unire efficacemente i due momenti attraverso un legame che è, al contempo, di continuità e rottura. Continuità, in quanto le due figure (la cicala e la roccia) trovano unificazione nel canto intermittente della prima e nella resa onomatopeica (itteki-itteki 一滴一滴) degli eventi; rottura, poiché la morbidezza della piccola creatura e la sottigliezza (hosomi 細身) della sua voce, che qui produce – o rimanda per associazione a – uno stillicidio leggero e malinconico, si scontra con la durezza e lo “spessore” (futoi 太い) della pietra, senza produrre quella compenetrazione registrata secoli prima da Bashō: Leggi tutto “L’intuizione del canto”

Una fragile assenza

Commento critico allo haiku di Vincenzo Adamo, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 20 luglio 2018.

alte sterpaglie
un canto di cicala
s’aggrappa al vento

Questo haiku di Vincenzo Adamo colpisce per l’evocatività della scena rappresentata e per quel senso di fragilità (shiori しをり), levità (karumi 軽み) e silenziosa malinconia (wabi 侘) che emerge già ad una prima, rapida lettura.
Le due immagini che compongono lo scritto (le alte sterpaglie, da un lato, e il verso della cicala trasportato dal vento, dall’altro), sebbene mostrino un chiaro segno di reciproca dipendenza – laddove, in particolare, il rigo d’esordio specifica il locus dell’azione poetica, o meglio l’origine dei due versi successivi – aprono invero ad un interessante contrasto “fisico”, contrapponendo un senso di staticità e densità quasi claustrofobica (appunto, le sterpaglie che, incolte, coprono la visuale dello spettatore a causa della loro crescita incontrollata) ad un principio di movimento, di libertà ed impermanenza (il vento che passa attraverso ogni minima fessura, nei campi).
Seguendo questa linea interpretativa non è dunque difficile richiamare alla mente uno dei più noti haiku di Matsuo Bashō (1644-1694): Leggi tutto “Una fragile assenza”

Il frammento di una conchiglia

Commento critico allo haiku di Andreina Pilia, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 6 luglio 2018.

Sabbia bollente
Il frammento mancante
di una conchiglia

Con questo haiku estivo, Andreina Pilia riesce a creare un senso di sospensione decisamente pregevole, uno spazio vuoto (ma 間) che apre al lettore una pluralità di suggestioni difficili da esprimere a parole, ma capaci di produrre un riverbero chiaro e incontrovertibile (yoin 余韻).
Lo stacco a cavallo dei vv. 1-2 è reso mediante ricorso alla lettera maiuscola a inizio del rigo mediano, e sostanzia una giustapposizione che armonizza e rafforza reciprocamente le due immagini.
Vi è infatti un legame innegabile tra i due ku 句, laddove la sabbia, prodotto dell’erosione di rocce e di conchiglie, rimanda a una figurazione evolutiva compiuta in cui la distesa battuta dal sole restituisce il calore in modo costante, opprimente e decisamente passivo, senza alcuna variazione che tradisca un principio volitivo. Leggi tutto “Il frammento di una conchiglia”

Tre waka estive

わがやどの池の藤波さきにけり山郭公いつかきなかむ
wa ga yado no ike no fujiunami sakinikeri yama hototogisu itsu ka kinakamu

Nel mio giardino
i fiori di glicine sul laghetto,
ecco, ad onde sono sbocciati.
Quando verrà a cantare
il cuculo della montagna?

Anonimo, III:135 Leggi tutto “Tre waka estive”