Tre waka tratte dal Kokinshū

さ月まつ山郭公うちはぶき今もなかなむこぞのふるごゑ
satsuki koba naki mo furinamu hototogisu madashiki hodo no koe o kikaba ya

Nel cuore dell’estate,
perduta sarà la freschezza
del tuo canto, o cuculo;
vorrei sentire una voce
ancor giovane e acerba

Ise, III:138

 

夜やくらき道やまどへるほととぎすわがやどをしもすぎがてになく
yo ya kuraki michi ya madoeru hototogisu wa ga yado o shi mo sugigate ni naku

Troppo buia è la notte?
Oppure si è smarrito?
Ecco, il cuculo,
proprio nel mio giardino
s’indugia a cantare

Ki no Yomonori, III:154

 

はちすばのにごりにしまぬ心もてなにかはつゆを玉とあざむく
hachisuba no nigori ni shimanu kokoro mote nani ka wa tsuyu o tama to azamuku

La foglia di loto,
che l’anima serba pura
nell’acqua torbida,
perché ci induce a confondere
la rugiada con le gemme?

Henjō, III:165

 

Opere tratte da: I. Sagiyama (a cura di), Kokin Waka shū. Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne, Edizioni Ariele, 2000.

Immagine: Suzuki Kason, Cuculo, 1910 circa

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