La densità dell’ombra

Recensione della raccolta Fango di strada di Çlirim Muça, Albalibri Editore, 2010, pp. 166, Euro 12,00.

Fango di strada è una corposa raccolta di haiku dell’editore, poeta e scrittore di origine albanese Çlirim Muça. Essa consta infatti, di 145 componimenti¹, suddivisi in quattro sezioni (una per ciascuna stagione) e presentati al lettore in altrettante lingue: italiano, albanese, inglese e tedesco.
L’opera vanta inoltre una breve ma interessante nota introduttiva del poeta giapponese Ban’ya Natsuishi (Aioi, 1955) ed una prefazione di Pietro Tartamella, fondatore e Presidente dell’Associazione Cascina Macondo.
Gli scritti che compongono la silloge si caratterizzano per l’adozione di un registro espressivo asciutto e privo di artifici (kanso 簡素), capace di suggerire al lettore una pluralità di esiti interpretativi grazie all’elasticità poetica del dettato che, partendo dalla parola scritta, si dipana in infinite direzioni proprio in virtù dell’assenza di un unico indirizzo semantico.
Come evidenziato dal Natsuishi, infatti, l’autore riesce a «cattura[re] la nuda realtà con un minimo dispendio di parole, senza espressioni superflue», recuperando un indice di brevità che non è solo lessicale, ma anche di ricostruzione fenomenologica e di “adesione” al mondo. In altri termini il Muça, prendendo le mosse dal dato reale delineato alla luce di quel processo di immedesimazione estetica che prende il nome di tanbi 耽美, ne esalta al limite massimo la capacità espressiva, lasciando che questa si espanda e ritragga come un flusso di marea, registrandola infine su carta attraverso quella “forma esatta” di cui parla Barthes nel suo Impero dei segni²:

L’oca e l’anatra
a setacciare fango.
Piogge d’autunno

In certi casi, peraltro, si avverte una tensione espressiva per molti versi vicina agli shasei 写生 (‘spaccati di vita’) di Masaoka Shiki (1867-1902), laddove gli eventi vengono registrati dall’occhio vigile del poeta in un’ottica prettamente realista ed avulsa da accenti retorici:

Dietro la carpa
Ragazzi che nuotano.
Fiume d’estate

In altri ancora, a fronte di una prospettiva inedita radicata in un fueki ryūkō 不易流行 (‘eterno e contingente’) accorto e mai banale, il Muça riesce ad accedere ad una verità al contempo personale ed universale (makoto 誠), ad un’angolatura che – nonostante un’apparente immanenza – funge da punto di raccolta di pensieri e suggestioni che ciclicamente si rinnovano e cambiano d’aspetto, come nello scritto che segue:

I neri uccelli
superano un aereo:
cieli d’autunno

A livello tecnico-compositivo, quasi tutti gli haiku presentano una giustapposizione tra immagini (toriawase 取り合わせ) delimitata da uno stacco (kire 切れ), che a seconda dei casi assume la fisionomia di un punto, di un trattino breve o di due punti, anche se non mancano opere nelle quali lo stacco emerge alla sola lettura e senza marcature segniche (kireji 切れ字), così come scritti redatti secondo la tecnica dell’ichibutsujitate 一物仕立て (haiku ‘a una sola immagine’), in cui la punteggiatura rileva ai soli fini lessicali:

Cessato il vento,
accresce il suo canto
una cicala

Meritevoli di nota, infine, alcune costruzioni poetiche che propongono esiti immaginifici decisamente freschi e originali, aperti al sentimento soggettivo del singolo spettatore come la corolla di un fiore allo sbocciare della primavera:

Canta il cuculo.
Dove finisce il silenzio
delle rovine?

In conclusione, Fango di strada è una raccolta dai toni semplici ma decisamente maturi, che recupera dai meandri della memoria e del vissuto del suo autore esperienze antiche eppure irriducibilmente attuali, forme di apparizione tanto fugaci quanto muscolari che portano all’esito finale, ad un’auto-proclamazione poetica che non è estremizzazione egocentrica, ma resa e riscatto di una vita che, nonostante le difficoltà, serba sempre un germe di speranza.
«Il tempo passa, passano le stagioni. Ma il fango rimane», scrive il Tartamella in chiusura di prefazione. Forte di tale consapevolezza Muça edifica intorno a questa fluida matericità un altare di figurazioni e suggestioni che non possono lasciare indifferente il lettore, spingendo anzi quest’ultimo a recuperare quel contatto fisico con la realtà che è consapevolezza non solo del mondo ma anche di se stessi.

Note

¹ In particolare, sono presenti 35 componimenti primaverili, 37 estivi, 38 autunnali e 35 invernali.
² Cfr. R. Barthes, L’impero dei segni, Einaudi, 1984, p. 88.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *