Cinque haiku di Harako Kōhei

戦後の空へ青蔦死木の丈に充つ
sengo no sora e aotsuta shiboku no take ni mitsu

la giovane edera
puntando al cielo del Dopoguerra
avvolge un albero morto

Da: Gendai no shūku, Iizuka Shoten, 1988, p. 74

白鳥吹かれくる風媒の一行詩
hakuchō fukarekuru fūbai no ichigyōshi

il cigno
preso e portato dal vento –
poema a un solo verso

Da: Haiku Kenkyū, Vol. 47, 1980, p. 40 Leggi tutto “Cinque haiku di Harako Kōhei”

Cinque haiku di Kin’ichi Sawaki

塔ふたつ鶏頭枯れて佇つごとし
tō futatsu keitō karete tatsu gotoshi

come creste di gallo*
che vanno appassendo:
due torri

* La cresta di gallo (celosia o pettine d’argento) è una pianta erbacea che fiorisce durante il periodo estivo.

Da: Sawaki Kin’ichi-shū, Haijin kyōkai, 1980, p. 137

雪柳花みちて影やはらかき
yukiyanagi hana michite kage yawarakaki

fiori di spirea –
sbocciando proiettano
un’ombra leggera

Da: Kin’ichi haiku kanshō, Tokyo Shinbun Shuppankyoku, 1991, p. 226 Leggi tutto “Cinque haiku di Kin’ichi Sawaki”

Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku

Per George Steiner, critico e saggista francese, tradurre non è solo un processo letterario di tipo traspositivo, quanto una vera e propria “esperienza esistenziale” (Après Babel, 1975). È innegabile, infatti, che il confronto con un testo straniero – ancor più se poetico – richiede una sensibilità particolare nell’approcciarsi allo stesso e la ricerca di una forma che, per quanto possibile, ne riesca a preservare il senso, pur con fisiologiche perdite sui fronti metrico, ritmico e in certi casi semantico.
Il legame che si viene a creare con lo scritto è per molti versi intimo e viscerale, e la versione che ne è frutto è nondimeno l’esito di un processo che, al di là delle competenze tecniche di decodifica, coinvolge il sentimento personale di chi traduce, dando vita così ad un’opera dotata a sua volta di dignità letteraria(1).
In tale contesto lo haiku 俳句 non fa eccezione. La sua estrema brevità, sebbene facilmente equivocabile ed interpretabile come “semplicità” espressiva, tende all’opposto a rendere conto al traduttore di una serie di limiti pressoché invalicabili. Leggi tutto “Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku”

Cinque haiku di Nobuko Katsura

たてよこに富士伸びてゐる夏野かな
tateyoko ni Fuji nobite iru natsuno kana

il monte Fuji
si stende in lungo e in largo –
campi d’estate

Da: Josei sakka shirīzu, Vol. 24, Kadokawa Shoten, 1999, p. 163

海わたる魂ひとつ夜の秋
umi wataru tamashii hitotsu yoru no aki

uno spirito
attraversa il mare:
notte d’autunno

Da: Haiku, Vol. 51, Kadokawa Shoten, 2002, p. 83 Leggi tutto “Cinque haiku di Nobuko Katsura”

Epifanie del vitreo

Lettura di uno haiku di Stefano D’Andrea, pubblicato su Chrysanthemum n. 25 del mese di aprile 2019.

la nebbia scorre sugli occhi addormentati dell’agnellino

Questo haiku di Stefano D’Andrea – presentato ai lettori su un unico rigo di composizione (ma con i tre “momenti” chiaramente riconoscibili) e senza stacco (kire 切れ) – convince su diversi fronti, grazie ad un’accurata scelta lessicale e ad un linguaggio semplice ed essenziale che riesce ad esaltare un contrasto tra elementi che opera su più livelli.
Abbiamo così una sovrapposizione tra il movimento (ugoki 動き) lento ma progressivo della nebbia e la placida immobilità (seijaku 静寂) dell’agnello, i cui occhi paiono essere sul punto di chiudersi, assottigliandosi e contrapponendosi dunque all’indefinita estensione del paesaggio avvolto dalla caligine.

La figurazione complessiva pare evocare un tenore classico decisamente familiare, e in specie il seguente scritto di Konishi Raizan (1654-1716), poeta di grande talento già allievo di Nishiyama Sōin (1605-1682): Leggi tutto “Epifanie del vitreo”

Cinque haiku di Shimada Seihō

街頭に菊の香流れ兵をおくる日
gaitō ni kiku no ka nagare hei o okuru hi

lungo la strada
profumo di crisantemi –
giorno del saluto al soldato

Da: Haiku kenkyū, Vol. 30, 1963, p. 70

出でて耕す囚人に鳥渡りけり
idete tagayasu shūjin ni tori watari keri

gli uccelli migrano
sopra i prigionieri
che lavorano i campi

Da: Haiku, Vol. 53, Kadokawa Shoten, 2004, p. 84 Leggi tutto “Cinque haiku di Shimada Seihō”

La ripetizione nella poesia haiku

 

La ripetizione, in poesia, consiste nella reiterazione di una data parola od espressione (anche con minime variazioni, sia formali che sintattiche) all’interno del componimento. In genere, scopo della ripetizione è quello di enfatizzare una data immagine o produrre una sensazione di sorpresa e meraviglia nell’animo del lettore, che vi attribuirà dunque un dato significato a seconda del proprio sentire e della propria interpretazione del testo.
Sebbene lo haiku sia una forma poetica estremamente breve, in quanto composta da sole 17 sillabe (rectius, on 音), non è raro imbattersi in opere – sia di maestri antichi che di autori contemporanei – che adottano tale figura retorica (in giapponese, kurikaeshi 繰り返し) per le ragioni sopra menzionate. Leggi tutto “La ripetizione nella poesia haiku”