Haiku e immagini

Q: Buongiorno, sono un giovane studente di filosofia che si sta recentemente avvicinando al mondo orientale, al suo pensiero, alla sua storia, alla sua arte. Da sempre affascinato dalla misteriosa bellezza degli haiku, ne sto ultimamente approfondendo lo studio, affinchè possa con maggiore consapevolezza avvicinarmi ad essi e correggere alcuni pregiudizi dettati dal senso comune e da una iniziale ignoranza. Tra questi, ero da sempre, non so perchè, convinto che gli haiku fossero associati ad un’immagine (disegno, dipinto ecc.) mentre ora ho scoperto non essere così. Vorrei perciò chiedere quale sia il rapporto tra haiku ed immagine (non quella concettuale evocata nell’icasticità del componimento, ma proprio un disegno, un dipinto) e, soprattutto, se esista in commercio una raccolta di haiku corredata da immagini.

R: Grazie per il quesito. Non si confonde, in realtà, se pensa agli haiku associati ad un’immagine, sia questa un dipinto, un disegno o una fotografia. Sin dal XVII secolo, infatti, diversi autori hanno affiancato – o, meglio, integrato – il testo di un componimento a un disegno/dipinto; si tratta dei c.d. haiga 俳画, forma contratta di haikai no ga 俳諧の画, ossia ‘dipinti haikai’. Sebbene nati come genere espressivo «a-romantico, non pretenzioso, concreto e, allo stesso tempo, umoristico, legato a temi e oggetti del vissuto quotidiano» (Takiguchi, 2015), lo haiga si è sviluppato nel corso dei secoli in maniera decisamente interessante, appassionando figure di spicco come Matsuo Bashō (1644-1694), Morikawa Kyoroku (1656-1715), Yosa Buson (1716-1784) e Kobayashi Issa (1763-1828).
Caratteristica peculiare di un buon haiga è quella di incanalare l’attenzione del lettore verso l’esito artistico complessivo, sintesi e unione di testo e immagine; oggetti spesso semplici e legati al quotidiano, esaltati dalla sensibilità dell’artista che riesce a coniugare forma e significato rinforzandoli reciprocamente alla luce di una visione sincera e non preconcetta della realtà.
Nello haiga tradizionale, l’immagine abbinata riflette nella maggior parte dei casi il soggetto della poesia, ma non mancano casistiche nelle quali immagine e haiku si focalizzano, al contrario, su diversi aspetti del reale, creando così un percorso di decodifica e lettura più complesso. D’altro canto, come rimarcato dallo stesso Susumu Takiguchi, «se il disegno e lo haiku presentano un’estrema similarità contenutistica, significa [talvolta] che uno dei due è stato aggiunto per colmare l’inadeguatezza dell’altro».
Tutt’oggi lo haiga trova numerosi estimatori e praticanti, non solo in Giappone ma in tutto il mondo. Di più, questa forma d’arte si è saputa adattare benissimo alle evoluzioni tecnologiche; si parla infatti sempre più spesso di shahai 写俳 per indicare quella combinazione di haiku e fotografia che si è sviluppata in parallelo allo haiga “classico” e non mancano opere create esclusivamente in digitale attraverso software di elaborazione grafica (Gimp, Photoshop, ecc.).
Tra gli autori contemporanei di maggior spessore a livello internazionale che hanno saputo nobilitare questa forma d’arte ricordo: Ion Codrescu (Romania), Maya Lyubenova (Bulgaria, scomparsa nel 2016) e l’italiano Toni Piccini. Tra le opere in mio possesso e che ho apprezzato maggiormente, segnalo quindi il saggio Haiga di Stephen Addiss e Fumiko Yamamoto e la raccolta Haïga, peindre en poésie del Codrescu (2012). Condivido, infine, alcuni link di interesse:

Quanto, in concreto, alle tecniche di composizione e alle direttrici estetiche che sovrintendono alla creazione di uno haiga, si tratta di un argomento estremamente complesso, che non può essere analizzato in poche righe. Va infatti tenuto presente che ogni singolo elemento dell’opera deve trovare la giusta armonia con gli altri: dimensione dell’immagine, colori, collocazione del testo, stile, font, ecc. Per ulteriori approfondimenti in tal senso, rimando sia al saggio La luna e il cancello (pagg. 123-126), sia alle numerose trattazioni sull’argomento reperibili anche sul web, come ad esempio:

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