Uno haibun di Fabrizio Pecchioli

Opera originariamente pubblicata sul blog Cinquesettecinque il 17 luglio 2016.

Ho caricato la sveglia alle 6:45 sul telefonino, un richiamo ogni cinque minuti. Non vorrei riaddormentarmi; ho un appuntamento, domani, alle dieci del mattino circa e non mi piace essere in ritardo o dover fare le cose con furia. Mi provoca stress.
Il gesto è il solito: la mano sinistra che cerca il telefono sul comodino mentre suona la sveglia. Tocco il touchscreen e disattivo la suoneria (tra l’altro odiosa, mi riprometto di cambiarla). Mi alzo, mi reco in bagno per le necessità del mattino e mi preparo alla partenza: oggi nei miei piani c’è Genova, per precisione Bolzaneto. Credo sia una piccola frazione di campagna; ho trovato su internet un allevamento di cani come il mio Pedro, un bellissimo golden retriever, che ci ha lasciati circa tre mesi fa.

Sento che è giunto il momento di andare a cercare un nuovo amico, o forse è il vecchio amico che mi riconduce a lui (credo molto in questi piccoli dettagli animistici). Parto con lo spirito giusto, alle 7:45. Accanto a me, sul sedile del passeggero, mia figlia Valentina, oggi, 7 luglio, è il suo venticinquesimo compleanno: un regalo per lei? O uno per me?
Comunque, decido di fare la superstrada almeno fino a Livorno, per poi immettermi nell’autostrada che mi porterà a Genova. In questo breve tratto, circa ottanta chilometri, ci sono molto campi di girasoli in piena fioritura. È uno spettacolo vedere tutte quelle corolle d’oro rivolte dalla stessa parte, sembra un esercito di ordinati soldati alla parata del generale Sole:

tiepido sole –
comunque rivolti ad Est
dei fiori gialli

Ma il tratto più bello è quando il serpente d’asfalto passa Massa Carrara ed entra, da lì a breve, nel territorio ligure, strisciando tra montagne rigogliose e i paesini arrampicati su di esse:

paesi arroccati –
svettano i campanili
su tutti i monti

Arrivo a Genova Est, dopo circa due ore e mezza, sento subito l’odore del mare. Guardo con attenzione le indicazioni che il Signor Maurizio mi ha dato e raggiungo il luogo in dieci minuti o poco più. Giù dal cancello del suo allevamento di Bracco italiano, sento abbaiare dei cani… Suono il campanello, convinto che sarà un cane a scegliere noi.

s’apre il cancello:
mi urina sul piede
un cucciolino

Immagine: Isoda Koryūsai, Un cane (1770-1772)

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