Cinque waka di Eihei Dōgen

草の葉に首途せる身の木部山雲に道ある心地こそすれ
kusa no ha ni kadodeseru mi no Kinome yama kumo ni michi aru kokochi koso sure

per fili d’erba
mi sono messo in viaggio;
tra le nuvole
del monte Kinome
sento esserci una via

峰の色谷の響きもみなながら我が釈迦牟尼の声と姿と
mine no iro tani no hibiki mo mina nagara waga shakamuni no koe to sugata to

il colore delle vette
e l’eco delle valli;
tutto, così com’è,
ha la voce e le sembianze
del mio Buddha Shakyamuni Leggi tutto “Cinque waka di Eihei Dōgen”

Gli haiku e i kōan zen, di Antonio Sacco

Una proposta di relazione tra poesia haiku e pensiero zen, già pubblicata in lingua inglese su «Frogpond» Vol. 41:2 (estate 2018) con il titolo The Haiku and The Koan Zen.

Prendiamo qui in esame la relazione tra poesia haiku e kōan zen. Iniziamo ad analizzare come lo haijin si pone rispetto ad un oggetto, successivamente definiremo che cosa sono i kōan zen e in che misura essi si relazionano con gli haiku.
Un buon haiku deve essere un mezzo di meditazione per arrivare alla verità fondamentale; infatti chi compone un haiku non guarda ad un oggetto ma osserva come quell’oggetto. In altri termini, lo haijin si immedesima talmente tanto in un determinato oggetto da annullare la distinzione soggetto/oggetto.
Il poeta non deve descrivere ciò che vede, ma essere, in quel momento, ciò che descrive.
Lo haijin deve conseguire uno stato di “identificazione” così stretta con l’oggetto da annullare il proprio pensiero logico; quanto più uno haiku è profondo, tanto più esso rende l’idea di tale processo. Leggi tutto “Gli haiku e i kōan zen, di Antonio Sacco”

Il cerchio e la pioggia sottile

Recensione della silloge Haiku italiani di Luigi Oldani, Samuele Editore, 2016, pp. 52, Euro 9,00.

Haiku italiani è una piccola ma significativa raccolta di Luigi Oldani che esplora, con inedita lucidità e freschezza, i più reconditi movimenti dell’individuo-poeta in quella dimensione vuota propria, appunto, del genere haiku. Gli stati d’animo e le esperienze personali del poeta si legano, così, con credibilità a un tessuto naturalistico che, pur non sedimentandosi in un rigido contesto stagionale, pare esaltare una “percezione istintuale” (honnōteki na kankaku 本能的な感覚) mai artificiosa e premeditata, coltivando, all’esatto opposto, una partecipazione emotiva (kokoro ni kaku 心にかく) diretta, subitanea.
I rimandi al pensiero Zen, con il quale l’autore ha avuto modo di entrare in contatto grazie alle attività del Tempio Shinnyoji di Firenze, sono ben evidenti, e sostanziano un tacito filo conduttore che percorre l’intero scritto, secondo uno schema libero ma non casuale che fa del momento presente l’ambientazione lirica privilegiata: Leggi tutto “Il cerchio e la pioggia sottile”

Lo Zen e lo haiku

Uno studio sull’opera di Shin’ichi Hisamatsu, Zen and the Fine Arts, New York, Kodansha America, 1971, pp. 400.

Un contributo fondamentale alla comprensione dell’estetica dello Zen nelle arti – e nella poesia haiku, in particolar modo – è dato da Shin’ichi Hōseki Hisamatsu (1889-1980), filosofo, studioso e monaco Zen di tradizione Rinzai, già allievo di Kitarō Nishida (1870-1945).
Nella sua opera più famosa, Zen and the Fine Arts, Hisamatsu fa il punto dei suoi studi sull’estetica di matrice Zen, i quali lo avevano portato ad affermare che tutte le arti giapponesi ispirate ai principi zenisti dovessero possedere, per rispondere autenticamente alla dottrina, a sette valori chiave, ossia il fukinsei 不均整 (“asimmetria”), il kanso 簡素 (“semplicità”), il kōko 考古 (“austera dignità”), lo shizen 自然 (“naturalezza”), lo yūgen 幽玄 (“profondità e mistero”), il datsuzoku 脱俗 (“distacco”) e il seijaku 静寂 (“tranquillità”).

È fuori di dubbio che Hisamatsu, perfettamente consapevole che la vera qualità dello Zen risiede al di là delle mere apparenze e dei formalismi, abbia dato un contributo fondamentale alla comprensione delle molteplici influenze dello Zen nella poetica dello haiku. Lo studioso contemporaneo Jens Hvass commenta così il suo primo incontro con l’opera di Hisamatsu (Om Zen-æstetik, 1999): Leggi tutto “Lo Zen e lo haiku”