Dialettiche celesti

Lettura di uno haiku di Gabriella De Masi, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 16 dicembre 2021.

strada facendo
perdo la mia ombra-
nubi d’autunno

Un componimento dalle dinamiche semplici ma decisamente non scontate, sorretto da un’impostazione metrica di tipo classico (17 sillabe ortografiche, disposte secondo lo schema 5-7-5). Lo stacco a cavallo dei vv. 2-3 rivela un nesso causale comprensibile solo a posteriori, contribuendo a caricare di significato e suggestioni il distico d’apertura. La rappresentazione segnica del suddetto stacco è il trattino semplice (-), legato alla parola ‘ombra’ quasi fosse un accenno di riverbero destinato a svanire con la parola o, meglio, una residua estensione dell’ombra stessa; la sua semantica s’iscrive entro il tracciato di un contesto armonizzante (torihayashi とりはやし) garbato e, tuttavia, pervicace, dando compiutezza alle quattro qualità fondamentali del kire 切れ così come teorizzate da Ryōsuke Ōhashi (la formazione dell’assenza di forma, la temporalità, il sentimento e la leggerezza priva di scopo). Leggi tutto “Dialettiche celesti”

L’ago del compasso

Lettura di uno haiku di Andreina Pilia, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 14 dicembre 2019.

In quest’opera, l’elemento che colpisce immediatamente il lettore è, naturalmente, la disposizione del testo (waritsuke 割付け). La circolarità del messaggio – qui enfatizzata dall’assenza di marcature segniche e, dunque, di un punto di partenza prestabilito – viene infatti esteriorizzata attraverso una sorta di ensō 円相 poetico che esalta il vuoto centrale, ossia il punto di convergenza dei singoli elementi che lo costituiscono. L’okra o gombo (okura オクラ) è una pianta originaria delle regioni tropicali e subtropicali (in Italia si trovano massicce coltivazioni soprattutto in Sicilia) che fornisce frutti molto nutrienti e dal gusto leggero; questi si sviluppano subito dopo la fioritura, che avviene in tarda primavera. Qui, ad ogni modo, il riferimento stagionale è ben definito: la piantina viene eradicata al sopraggiungere dell’inverno (fuyu 冬), ma non ci è dato sapere se per un travaso o perché inutile o malata. La sua sorte è avvolta nel mistero, esattamente come l’eco di un zengo no kire 前後の切れ primigenio che si amplifica esponenzialmente ad ogni lettura. Leggi tutto “L’ago del compasso”

Forma ed esperienza

Quando si parla di estetica, molti sono portati automaticamente a pensare a una “teoria del bello”, dunque ad un “giudizio di gusto” (Treccani) su un dato prodotto dell’arte.
Il termine deriva etimologicamente dal greco αἴσθησις (‘sensazione’), e dunque il suo significato letterale sarebbe quello di qualcosa che “può essere percepito mediante l’uso dei sensi”. Solo a far data dalla fine del XVIII secolo assunse quella fisionomia di “scienza della bellezza” che avrebbe spostato l’attenzione dall’oggetto alla relazione soggetto-oggetto.
Quando si parla di estetica giapponese, dunque, va preliminarmente evidenziato come questa non indichi una simile teoria, quanto piuttosto «un ambito di pratiche e di sensibilità caratterizzato dall’attività di mettere in forma l’esperienza»¹. Non si è cioè sviluppato in Giappone un modello di relazione tra percipiente e percepito fondato esclusivamente sulla sensibilità individuale del primo, slegata da una dimensione pratica e universale del vivere: Leggi tutto “Forma ed esperienza”

Epifanie del vitreo

Lettura di uno haiku di Stefano D’Andrea, pubblicato su Chrysanthemum n. 25 del mese di aprile 2019.

la nebbia scorre sugli occhi addormentati dell’agnellino

Questo haiku di Stefano D’Andrea – presentato ai lettori su un unico rigo di composizione (ma con i tre “momenti” chiaramente riconoscibili) e senza stacco (kire 切れ) – convince su diversi fronti, grazie ad un’accurata scelta lessicale e ad un linguaggio semplice ed essenziale che riesce ad esaltare un contrasto tra elementi che opera su più livelli.
Abbiamo così una sovrapposizione tra il movimento (ugoki 動き) lento ma progressivo della nebbia e la placida immobilità (seijaku 静寂) dell’agnello, i cui occhi paiono essere sul punto di chiudersi, assottigliandosi e contrapponendosi dunque all’indefinita estensione del paesaggio avvolto dalla caligine.

La figurazione complessiva pare evocare un tenore classico decisamente familiare, e in specie il seguente scritto di Konishi Raizan (1654-1716), poeta di grande talento già allievo di Nishiyama Sōin (1605-1682): Leggi tutto “Epifanie del vitreo”

Le campane del tempio

Recensione della raccolta Within/without di Kokū Andy McLellan, 2018, pp. 35.

Within/without è una raccolta di haiku e haibun 俳文 (“scritti haikai”) di Andy McLellan, poeta e novizio Zen residente a Canterbury, nel Regno Unito. Corredata dalle pregevoli illustrazioni di Cristina Omichi-Smith, essa si presenta come un’opera composita, non tanto da un punto di vista stilistico – sempre pulito ed essenziale – quanto nei contenuti, che spaziano dalla pura e semplice contemplazione del dato naturalistico alla riproposizione, secondo dinamiche poetiche mai riduttive, di eventi di cronaca, come il bombardamento di Damasco del 14 aprile scorso:

sparrow dust bath
Damascus wakes after
a night of bombing

bagno di polvere del passero
Damasco si risveglia dopo
una notte di bombardamenti Leggi tutto “Le campane del tempio”

La leggerezza dell’azzardo

Recensione del libro heads or tails di Jörgen Johansson (Red Moon Press, 2018, pp. 64, $ 15,00)

«Non insistere nel voler riportare subito il momento [di ispirazione]; lascia che esso respiri, che viva. Lascia che ti riveli se è uno haiku, una qualche altra forma poetica o qualcosa di inesprimibile.» Con queste parole, l’editore e critico Jim Kacian, nel suo How to Haiku (Red Moon Press, 2006) intende fornire al lettore gli strumenti per cogliere appieno quello che, in America, viene definito “haiku moment”, ossia l’istante – unico ed irripetibile – nel quale il poeta, divenuto un tutt’uno con la realtà circostante, si lascia da questa attraversare (mono no aware 物の哀れ), cogliendone ogni minima variazione e creando, così, le condizioni necessarie affinché possa nascere un autentico haiku.
Il poeta svedese Jörgen Johansson ha decisamente appreso questa lezione, e con heads or tails – terza raccolta dell’autore edita proprio dalla Red Moon Press – ce ne dà dimostrazione, attraverso un linguaggio poetico caratterizzato da un profondo senso di novità e freschezza (atarashimi 新しみ) nel quale l’individuo-poeta, pur senza mai rinnegare la propria individualità, si apre al mondo con semplicità e cuore sincero (magokoro 真心), accordando il proprio sentire alle evoluzioni del momento presente. Leggi tutto “La leggerezza dell’azzardo”

Il frammento di una conchiglia

Commento critico allo haiku di Andreina Pilia, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 6 luglio 2018.

Sabbia bollente
Il frammento mancante
di una conchiglia

Con questo haiku estivo, Andreina Pilia riesce a creare un senso di sospensione decisamente pregevole, uno spazio vuoto (ma 間) che apre al lettore una pluralità di suggestioni difficili da esprimere a parole, ma capaci di produrre un riverbero chiaro e incontrovertibile (yoin 余韻).
Lo stacco a cavallo dei vv. 1-2 è reso mediante ricorso alla lettera maiuscola a inizio del rigo mediano, e sostanzia una giustapposizione che armonizza e rafforza reciprocamente le due immagini.
Vi è infatti un legame innegabile tra i due ku 句, laddove la sabbia, prodotto dell’erosione di rocce e di conchiglie, rimanda a una figurazione evolutiva compiuta in cui la distesa battuta dal sole restituisce il calore in modo costante, opprimente e decisamente passivo, senza alcuna variazione che tradisca un principio volitivo. Leggi tutto “Il frammento di una conchiglia”

Lo spazio tra gli shōji

Una presentazione del libro La tradizione estetica giapponese. Sulla natura della bellezza di Laura Ricca, Carocci editore, 2016, pp. 192, Euro 21,00.

Laura Ricca, yamatologa e ricercatrice presso l’Università di Bologna, con il presente saggio intende avvicinare il lettore italiano ai principali canoni estetici della cultura e dell’arte giapponese, e lo fa coniugando rigore accademico ed immediatezza espositiva.
Delineando, dapprima, i caratteri di wa 和, uno dei quattro principi cardine della cerimonia del tè (insieme a kei 敬, “rispetto”, sei 清, “chiarezza” o “limpidezza”, e jaku 寂, “tranquillità”), e il cui senso è traducibile con “armonia” (in specie, quale derivazione di prosperità ed abbondanza), la Ricca imposta un’analisi sistematica ed onnicomprensiva di quei caratteri che impattano, in particolar modo, sullo sviluppo e sulla corretta comprensione dell’arte nipponica.
Tenendo sempre bene a mente le parole di Giangiorgio Pasqualotto, secondo cui il termine estetica, in Giappone, «va usato non per indicare qualche teoria di ‘bellezza’, ma per riferirsi ad un ambito di pratiche e di sensibilità caratterizzato dall’attività di metter in forma l’esperienza» (Yohaku, 2001), l’autrice accompagna il lettore in un cammino che, prendendo le mosse da un contesto prettamente speculativo, si distende ad abbracciare termini ed espressioni propri del mondo letterario e non come il fūryū 風流, il mono no aware 物の哀れ, il wabi 侘, il sabi 寂, lo shibui 渋い e lo yūgen 幽玄, sino ad approdare al capitolo conclusivo, dedicato al concetto di vuoto o 空. Leggi tutto “Lo spazio tra gli shōji”

Il cerchio e la pioggia sottile

Recensione della silloge Haiku italiani di Luigi Oldani, Samuele Editore, 2016, pp. 52, Euro 9,00.

Haiku italiani è una piccola ma significativa raccolta di Luigi Oldani che esplora, con inedita lucidità e freschezza, i più reconditi movimenti dell’individuo-poeta in quella dimensione vuota propria, appunto, del genere haiku. Gli stati d’animo e le esperienze personali del poeta si legano, così, con credibilità a un tessuto naturalistico che, pur non sedimentandosi in un rigido contesto stagionale, pare esaltare una “percezione istintuale” (honnōteki na kankaku 本能的な感覚) mai artificiosa e premeditata, coltivando, all’esatto opposto, una partecipazione emotiva (kokoro ni kaku 心にかく) diretta, subitanea.
I rimandi al pensiero Zen, con il quale l’autore ha avuto modo di entrare in contatto grazie alle attività del Tempio Shinnyoji di Firenze, sono ben evidenti, e sostanziano un tacito filo conduttore che percorre l’intero scritto, secondo uno schema libero ma non casuale che fa del momento presente l’ambientazione lirica privilegiata: Leggi tutto “Il cerchio e la pioggia sottile”

Il miraggio dell’ombra

Recensione de Il grande mistero di Tomas Tranströmer, Crocetti Editore, 2011, pp. 80, Euro 9,50.

Il grande mistero (Den stora gåtan), uscito nel 2004 a Stoccolma e proposto per la prima volta in Italia da Crocetti Editore nel 2011, si presenta come una raccolta piuttosto complessa da leggere ed interpretare.

La maggior parte dei componimenti trae ispirazione dall’estetica dello haiku, e dallo yūgen 幽玄 (“profondità e mistero”), in particolar modo. Tuttavia, ad allontanarsi misura sostanziale da questo genere poetico contribuiscono non poco sia la frequente assenza di un solido riferimento stagionale (kigo 季語/kidai 季題) sia, soprattutto, l’impiego (altrettanto frequente) di metafore scaldiche (i cosiddetti kennings, ossia metafore descrittive e cristallizzate, che già a partire dal IX-X secolo maturarono combinazioni semantiche sempre più complesse, contribuendo a definire quel linguaggio criptico che è la cifra più significativa di Tranströmer). Leggi tutto “Il miraggio dell’ombra”