Su candidi fili, la memoria

Lettura di uno haiku di Vincenzo Adamo, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku l’11 aprile 2020.

l’ultima neve –
la nonna perde il filo
del discorso

Uno haiku dai toni classici e ben bilanciato, con ji tarazu 字足らず (‘assenza di carattere’) nel rigo conclusivo. La giustapposizione (toriawase 取り合わせ) mette in relazione un evento naturalistico (l’ultima neve, a cavallo tra fine inverno e inizio primavera) e le vicende umane e personali dell’autore.
Così, se da un lato assistiamo a un movimento di segno positivo– l’implicito avvicinarsi del caldo e della bella stagione – dall’altro abbiamo una spinta uguale e contraria che disperde quel segnale in favore di una più intima e struggente ricostruzione. La nonna, infatti, con l’avanzare dell’età inizia a subire gli effetti di quel deterioramento cognitivo che porta, in diversi casi, alla demenza senile o all’Alzheimer.
L’evento qui registrato può invero costituire un’eccezione, un momento di défaillance che chiunque ha vissuto almeno una volta nella propria vita, magari perché assorto in altri pensieri od attività. Resta comunque il fatto che le due immagini si pongono in contrapposizione (shōgeki 衝撃) proprio alla luce dei diversi esiti che il tempo ha sull’uomo e sulla natura; il primo, esposto ad una progressione lenta ma inesorabile delle proprie fragilità, la seconda inserita in un contesto di tipo circolare che si rinnova eternamente. Leggi tutto “Su candidi fili, la memoria”

Una fragile assenza

Commento critico allo haiku di Vincenzo Adamo, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku il 20 luglio 2018.

alte sterpaglie
un canto di cicala
s’aggrappa al vento

Questo haiku di Vincenzo Adamo colpisce per l’evocatività della scena rappresentata e per quel senso di fragilità (shiori しをり), levità (karumi 軽み) e silenziosa malinconia (wabi 侘) che emerge già ad una prima, rapida lettura.
Le due immagini che compongono lo scritto (le alte sterpaglie, da un lato, e il verso della cicala trasportato dal vento, dall’altro), sebbene mostrino un chiaro segno di reciproca dipendenza – laddove, in particolare, il rigo d’esordio specifica il locus dell’azione poetica, o meglio l’origine dei due versi successivi – aprono invero ad un interessante contrasto “fisico”, contrapponendo un senso di staticità e densità quasi claustrofobica (appunto, le sterpaglie che, incolte, coprono la visuale dello spettatore a causa della loro crescita incontrollata) ad un principio di movimento, di libertà ed impermanenza (il vento che passa attraverso ogni minima fessura, nei campi).
Seguendo questa linea interpretativa non è dunque difficile richiamare alla mente uno dei più noti haiku di Matsuo Bashō (1644-1694): Leggi tutto “Una fragile assenza”