
元日や思へば淋し秋の暮
ganjitsu ya omoeba sabishi aki no kure
il Nuovo Anno –
se ci penso, quant’è solitaria
una sera d’autunno
Matsuo Bashō (1644-1694)
Da: I. Ōtsuka (a cura di), Bashō haiku zenshū, Naigai Shuppan Kyōkai, 1903, p. 2
初夢に古郷を見て涙哉
hatsuyume ni furusato wo mite namida kana
nel primo sogno dell’anno
il mio villaggio natale –
lacrime
Kobayashi Issa (1763-1828)
Da: Shinano Kyōikukai (a cura di), Issa zenshū, Vol. 1, Shinano Mainichi Shinbunsha, 1976, p. 42 Leggi tutto “Dieci haiku per l’anno nuovo”






Per George Steiner, critico e saggista francese, tradurre non è solo un processo letterario di tipo traspositivo, quanto una vera e propria “esperienza esistenziale” (Après Babel, 1975). È innegabile, infatti, che il confronto con un testo straniero – ancor più se poetico – richiede una sensibilità particolare nell’approcciarsi allo stesso e la ricerca di una forma che, per quanto possibile, ne riesca a preservare il senso, pur con fisiologiche perdite sui fronti metrico, ritmico e in certi casi semantico.

