Il concetto di spazio o “ma”

Principio determinante nella comprensione dell’arte giapponese in generale e, dunque, dello haiku 俳句 è quello dello “spazio” o ma 間. Esso identifica, più in particolare, quell’intervallo che, pur separando due elementi, in qualche modo li unisce, essendo indissolubilmente legato ad entrambi. Così, ad esempio, nell’esperienza poetica dello haiku, l’individuo-poeta (lo haijin 俳人) e la realtà circostante sono entità apparentemente distinte, ma che si riducono, in ultima istanza, ad unità nell’inespresso, in quella bellezza naturale che può essere colta solo attraverso l’interazione stessa tra uomo e natura e che trova il proprio fondamento estetico nell’intuizione e nel suggerito. Scrive, in merito, Richard Gilbert:

L’essenza reale del “ma” non può essere codificata con precisione, poiché “ma” non è né una cosa o un oggetto, né una singola qualità, quanto piuttosto l’esperienza di una psicologica inter-esistenza [betweenness, N.d.T.] che si realizza nella tecnica del kire [il “taglio” operato dai kireji](1). Leggi tutto “Il concetto di spazio o “ma””

Tutte le strade portano a casa

Prefazione alla raccolta di Andrea Cecon, Haibun italiani, Amazon Digital Services Inc., 2014, pp. 42 (Euro 2,64).

«Lasciata la mia dimora, non desidero nulla. Avendo le mani vuote, non temo le insidie del viaggio.» Matsuo Bashō (dall’Oi no kobumi 笈の小文)

Matsuo Bashō (1644-1694), oggi unanimemente considerato tra le voci poetiche più significative di tutti i tempi, era solito definirsi “una foglia in balia del vento”, ovvero un’esistenza nobile ed effimera, una parentesi di luce destinata a tramontare oltre l’orizzonte silenzioso. Nei suoi haibun 俳文 (“scritti haikai”) questo senso di “impermanenza” diviene il leitmotiv dominante nel rapporto uomo/natura, laddove ogni più piccolo (e, all’apparenza, ininfluente) accadimento quotidiano assurge, pur nella propria levità, a specchio dei mutamenti stagionali. Seguendo la via del fūryū 風流 (“soffio del vento”), la voce del poeta si fa dapprima sussurro e poi respiro: il suo tono si rinnova di ora in ora, senza fretta, senza identità, in perfetta simbiosi con la corrente ove “tutto passa e tutto resta”. Leggi tutto “Tutte le strade portano a casa”

Riflessioni sullo stacco nello haiku

Com’è noto, il kireji 切れ字 (letteralmente, “carattere che taglia”) rappresenta lo stacco tra immagini o concetti giustapposti, una pausa/cesura atta a creare un effetto di sospensione, ammirazione o coinvolgimento con il qui e ora naturalistico. Alla soglia «tra il livello semantico e quello musicale-sonoro» (Iarocci), il kireji è elemento essenziale nella composizione di un buon haiku. Nei Paesi anglofoni (in particolare, gli Stati Uniti), il problema della riproduzione di questo elemento sostanzialmente non si pone; alcuni dei più importanti critici e studiosi di letteratura giapponese dell’ultimo secolo come Reginald Horace Blyth (1898-1964), Harold Gould Henderson (1889-1974) e William J. Higginson (1938-2008), infatti, hanno reso lo stacco (kire 切れ) attraverso un uso intensivo dei segni d’interpunzione, ben comprendendo come, in Occidente, le “parole che tagliano” siano fisiologicamente impossibili da trasporre con assoluta fedeltà. Leggi tutto “Riflessioni sullo stacco nello haiku”

Lo haiku. Un primo approccio estetico

Riproposta di un mio articolo pubblicato su New Espressione Libri n. 2/giugno 2014.

Alla parola “haiku” un numero sempre maggiore di persone associa oggi, quasi pacificamente, la definizione di un genere poetico di origine giapponese, composto da diciassette sillabe e tre versi (secondo lo schema 5-7-5) e derivato dal cosiddetto hokku 発句, la prima stanza di una forma letteraria più antica, a carattere collaborativo, detta renga 連歌 (“poesia legata”).
Pochi sanno, invece, che per comporre un buon haiku è necessario applicare altri canoni di forma e di “contenuto”, in primis la presenza di un riferimento stagionale o kigo 季語 (dal giapponese, letteralmente, “parola della stagione”), ossia quel termine/espressione che, direttamente od indirettamente, permetta di identificare il periodo dell’anno in cui lo scritto è stato composto o al quale il medesimo fa riferimento, come nell’opera che segue:

shiromomo ya tsubomi urumeru eda no sori

un pesco bianco:
la curva del ramo
rapita dai fiori

Ryūnosuke Akutagawa (1892-1927) Leggi tutto “Lo haiku. Un primo approccio estetico”