evening rain
the cat licks his fur
on the bed
pioggia serale
il gatto si lecca il pelo
sopra il letto
silhouette
fisherman’s net
at dusk
silhouette
la rete del pescatore
al crepuscolo Leggi tutto “Cinque haiku di Penny Harter”
evening rain
the cat licks his fur
on the bed
pioggia serale
il gatto si lecca il pelo
sopra il letto
silhouette
fisherman’s net
at dusk
silhouette
la rete del pescatore
al crepuscolo Leggi tutto “Cinque haiku di Penny Harter”
Ciò che più mi è piaciuto della raccolta è il fatto che l’autore abbia saputo ricorrere a elementi estetici tipici giapponesi e attualizzarli per descrivere il suo mondo individuale. Nei componimenti ho trovato più chiavi di lettura, da quella naturalistica a quelle filosofica e psicologica, senza che l’una escludesse le altre, grazie a un sottile gioco di accostamenti tra antico e contemporaneo, effimero e sempiterno, modesto e sensazionale. Da Shiki in avanti gli haiku vengono letti in chiave Zen, come la manifestazione di una pace raggiunta, ma i suoi scritti, invece, danno l’idea che le epifanie date dall’ambiente naturale in cui vive e contempla, siano il frutto di un turbamento interiore che solo con la scrittura riesce ad esorcizzare. Leggi tutto “Epifanie del quotidiano”
月夜戻りて長い手紙を書き出す
tsukiyo modorite nagai tegami o kakidasu
notte di luna –
rincasato, inizio a scrivere
una lunga lettera
Da: Bungaku no niji tatsu michi, Fujishoten, 1990, p. 332
雨の日は御灯ともし一人居る
ame no hi wa gohitomoshi hitori iru
giorno di pioggia:
resto da solo
alla luce della torcia
Da: Tōkō no rakugaki, Shunjū-sha, 1966, p. 32 Leggi tutto “Cinque haiku di Ozaki Hōsai”
neve d’autunno –
sul vecchio telaio un ragno
intreccia i fili
Questo haiku di Maria Carmela si caratterizza per il ricorso ad un lessico semplice e mai pretestuoso, che contribuisce a rendere ancor più chiara e coinvolgente la giustapposizione (toriawase 取り合わせ) tra le due immagini presentate.
La prima neve del rigo d’esordio esalta, così, un fascino sobrio e malinconico, recuperando tanto lo spirito classico del sabi 寂 (la bellezza di ciò che è “patinato” dal tempo) quanto una dimensione di solitaria contemplazione (wabi 侘び).
L’“irregolarità” (fukinsei 不均斉) delle forme, direttrice particolarmente ricorrente in queste costruzioni poetiche, cede tuttavia il passo ad una visione più “omogenea” e regolare, alle naturali geometrie della tela di un ragno che, con paziente perizia, dà compimento al proprio lavoro. Leggi tutto “Su fili di neve”
啓蟄や幼児のごとく足ならし
keichitsu ya yōji no gotoku ashi narashi
risveglio d’insetto –
s’abitua alle zampe
come un bimbo
Da: Kihon kigo gohyaku-sen, Kōdansha, 1986, p. 112
秋の蝶山に私を置き去りぬ
aki no chō yama ni watashi wo oki sarinu
la farfalla d’autunno
se ne va lasciandomi
tra le montagne
Da: Haiku kenkyū, Vol. 38, 1971, p. 54 Leggi tutto “Cinque haiku di Abe Midorijo”
Il suggerimento per la composizione di uno hokku da parte di Matsuo Bashō (1644-1694), il grande haijin giapponese, era: «impara le regole e poi dimenticatene.» Anche questa affermazione può essere letta in diversi modi. Io credo che Bashō intendesse dire: non farti ingabbiare da regole/linee guida, ma scrivi haiku in maniera naturale ed immediata. Le linee guida/tecniche dovrebbero passare in secondo piano. Sono appunto “linee guida”, non prescrizioni di legge.
Lo hokku è stato il predecessore dello haiku; era, in particolare, la prima parte (di 17 on) della renga, la quale veniva composta da diversi poeti durante incontri sociali. Lo hokku venne reso celebre, come forma poetica a se stante, da Matsuo Bashō e dai poeti della sua epoca, nella metà del XVII secolo. Masaoka Shiki lo ha poi modernizzato, introducendo il concetto di shasei (“spaccati [della natura”) e adottando regolarmente il termine haiku intorno al 1890. Leggi tutto “Lo haiku in lingua inglese”
春の浜大いなる輪が画いてある
haru no hama ōinaru wa ga kaitearu
spiaggia primaverile –
vi è tracciato
un grande cerchio
竹林に 黄なる春日を 仰ぎけり
chikurin ni ki naru haruhi wo aogikeri
nel boschetto di bambù
volgo lo sguardo
al giallo della primavera Leggi tutto “Cinque haiku di Takahama Kyoshi”
里古りて柿の木持たぬ家もなし
sato furite kaki no ki motanu ie mo nashi
vecchio villaggio –
non c’è casa che non abbia
un albero di cachi
死にもせぬ旅寝のとこよ秋の暮れ
shi ni mo senu tabine no toko yo aki no kure
ancora vivo,
pernotto in viaggio –
tramonto d’autunno Leggi tutto “Cinque haiku autunnali di Matsuo Bashō”
広島や卵食ふとき口ひらく
hiroshima ya tamago kū toki kuchi hiraku
Hiroshima –
apro la bocca
per mangiare un uovo
Da: Haiku kenkyū, Vol. 56, 1989, p. 142
うつくしき眼と会ふ次の雷待つ間
utsukushiki me to au tsugi no rai matsu kan
aspettando il tuono
m’imbatto
in occhi meravigliosi…
Da: Gendai bungaku taikei, Vol. 69, 1963, p. 475 Leggi tutto “Cinque haiku di Saitō Sanki”
Foglie ingiallite –
il nome in stampatello
su vecchi diari
Quest’opera della Ferregutti si caratterizza per un profondo senso di malinconia legato allo scorrere inesorabile del tempo (sabi 寂), laddove la solitudine dell’autore non assume, tuttavia, una connotazione negativa, quanto piuttosto un’occasione per lo sviluppo di una consapevolezza poetica capace di coniugare il proprio sentire e le trasformazioni della natura, esaltandone la componente sentimentale (shibo 思慕), pur senza creare una scollatura tra la scena e il protagonista e, dunque, senza mai appesantire la dote immaginifica dello scritto con forme individualistiche.
Così, le foglie ingiallite – simbolo evidente di un autunno appena iniziato – si giustappongono alla riscoperta di un passato più o meno lontano, nel quale l’autrice, allora probabilmente bambina, muoveva i primi passi nell’affermazione del sé in questo mondo, scrivendo il proprio nome a lettere maiuscole (la prima, più immediata e riconoscibile forma espressiva); proprio nel recupero di quei vecchi diari risiede il pregio associativo, nel gesto non registrato (ma affidato all’immaginazione del lettore) dell’apertura di un baule o di una scatola: Leggi tutto “La memoria dei rami”