salcâmi înfloriţi –
se umple de miresme
cutia milei
acacia in bloom –
the fragrance filling
the charity box
acacia in fiore –
la fragranza riempie
la scatola delle offerte Leggi tutto “Petals on the Wind, di Cezar Ciobîcă”
salcâmi înfloriţi –
se umple de miresme
cutia milei
acacia in bloom –
the fragrance filling
the charity box
acacia in fiore –
la fragranza riempie
la scatola delle offerte Leggi tutto “Petals on the Wind, di Cezar Ciobîcă”
moonrise…
suddenly the train
picks up speed
Mahrukh Bulsara
temple ruins
only the wind still
offers flowers
Rohini Gupta (Chrysanthemum, 2008) Leggi tutto “Five Indian Haiku”
秋は高し木立はふりぬこのやかた
aki wa takashi kodachi wa furinu kono ya kata
cielo terso d’autunno
un antico boschetto –
e questa capanna! Leggi tutto “Tre haiku di Ryōkan”
Laura Ricca, yamatologa e ricercatrice presso l’Università di Bologna, con il presente saggio intende avvicinare il lettore italiano ai principali canoni estetici della cultura e dell’arte giapponese, e lo fa coniugando rigore accademico ed immediatezza espositiva.
Delineando, dapprima, i caratteri di wa 和, uno dei quattro principi cardine della cerimonia del tè (insieme a kei 敬, “rispetto”, sei 清, “chiarezza” o “limpidezza”, e jaku 寂, “tranquillità”), e il cui senso è traducibile con “armonia” (in specie, quale derivazione di prosperità ed abbondanza), la Ricca imposta un’analisi sistematica ed onnicomprensiva di quei caratteri che impattano, in particolar modo, sullo sviluppo e sulla corretta comprensione dell’arte nipponica.
Tenendo sempre bene a mente le parole di Giangiorgio Pasqualotto, secondo cui il termine estetica, in Giappone, «va usato non per indicare qualche teoria di ‘bellezza’, ma per riferirsi ad un ambito di pratiche e di sensibilità caratterizzato dall’attività di metter in forma l’esperienza» (Yohaku, 2001), l’autrice accompagna il lettore in un cammino che, prendendo le mosse da un contesto prettamente speculativo, si distende ad abbracciare termini ed espressioni propri del mondo letterario e non come il fūryū 風流, il mono no aware 物の哀れ, il wabi 侘, il sabi 寂, lo shibui 渋い e lo yūgen 幽玄, sino ad approdare al capitolo conclusivo, dedicato al concetto di vuoto o kū 空. Leggi tutto “Lo spazio tra gli shōji”
sirijsko primirje
na grad bez krovova
pada prvi sneg
syrian truce
first snow falling on
a roofless town
tregua siriana
sopra una città senza tetti
la prima nevicata Leggi tutto “Tre haiku di Damir Damir”
Haiku italiani è una piccola ma significativa raccolta di Luigi Oldani che esplora, con inedita lucidità e freschezza, i più reconditi movimenti dell’individuo-poeta in quella dimensione vuota propria, appunto, del genere haiku. Gli stati d’animo e le esperienze personali del poeta si legano, così, con credibilità a un tessuto naturalistico che, pur non sedimentandosi in un rigido contesto stagionale, pare esaltare una “percezione istintuale” (honnōteki na kankaku 本能的な感覚) mai artificiosa e premeditata, coltivando, all’esatto opposto, una partecipazione emotiva (kokoro ni kaku 心にかく) diretta, subitanea.
I rimandi al pensiero Zen, con il quale l’autore ha avuto modo di entrare in contatto grazie alle attività del Tempio Shinnyoji di Firenze, sono ben evidenti, e sostanziano un tacito filo conduttore che percorre l’intero scritto, secondo uno schema libero ma non casuale che fa del momento presente l’ambientazione lirica privilegiata: Leggi tutto “Il cerchio e la pioggia sottile”
わがやどの池の藤波さきにけり山郭公いつかきなかむ
wa ga yado no ike no fujiunami sakinikeri yama hototogisu itsu ka kinakamu
Nel mio giardino
i fiori di glicine sul laghetto,
ecco, ad onde sono sbocciati.
Quando verrà a cantare
il cuculo della montagna?
Anonimo, III:135 Leggi tutto “Tre waka estive”
In questo breve ma lucido saggio, Chiara Ghidini, docente in Lingua e letteratura giapponese presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, nonché autrice dello studio intitolato Aware nel Kokinwakashū: Traduzione poetica e poetica della traduzione del 1995, scandaglia con rigore accademico ma, al contempo, con un linguaggio equilibrato e lineare, l’etimologia e la storia semantica di uno dei termini più ricorrenti nell’estetica letteraria giapponese, ossia aware 哀れ.
La disamina trova, invero, uno specifico approfondimento solo a partire dalla seconda sezione del libro (pp. 41-95), poiché nella prima la Ghidini rimarca (a mio avviso, doverosamente) una premessa esegetica essenziale, ossia la necessità di adottare un approccio alla traduzione di un qualsivoglia testo (specie poetico) in lingua straniera quanto più possibile fedele non solo alla lettera, ma anche allo spirito di quest’ultima: «essere fedeli alla poesia significa percepirne l’essenziale, o ciò che la rende tale, riconoscere nell’atto del tradurre l’instaurarsi di un rapporto tra lingua e lingua, ma anche tra testo e testo, tra visioni del mondo compatibili se pur differenti.» Leggi tutto “L’intima connessione delle cose”
元日やされば野川の水の音
ganjitsu ya sareba nogawa no mizu no oto
primo dell’anno –
ecco, il suono dell’acqua
di un ruscello
春風や堤ごしなる牛の声
haru kaze ya tsutsumi goshi naru ushi no koe
vento di primavera –
il verso delle mucche
lungo gli argini Leggi tutto “Cinque haiku di Konishi Raizan”
酔うてこほろぎと寝ていたよ
yōte kōrogi to nete ita yo
ubriaco
mi sono addormentato
con i grilli
よい宿でどちらも山で前は酒屋で
yoi yado de dochira mo yama de mae wa sakaya de
bella locanda:
da entrambi i lati, i monti,
di fronte, il negozio di liquori Leggi tutto “Cinque haiku di Santōka”