Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku

Per George Steiner, critico e saggista francese, tradurre non è solo un processo letterario di tipo traspositivo, quanto una vera e propria “esperienza esistenziale” (Après Babel, 1975). È innegabile, infatti, che il confronto con un testo straniero – ancor più se poetico – richiede una sensibilità particolare nell’approcciarsi allo stesso e la ricerca di una forma che, per quanto possibile, ne riesca a preservare il senso, pur con fisiologiche perdite sui fronti metrico, ritmico e in certi casi semantico.
Il legame che si viene a creare con lo scritto è per molti versi intimo e viscerale, e la versione che ne è frutto è nondimeno l’esito di un processo che, al di là delle competenze tecniche di decodifica, coinvolge il sentimento personale di chi traduce, dando vita così ad un’opera dotata a sua volta di dignità letteraria(1).
In tale contesto lo haiku 俳句 non fa eccezione. La sua estrema brevità, sebbene facilmente equivocabile ed interpretabile come “semplicità” espressiva, tende all’opposto a rendere conto al traduttore di una serie di limiti pressoché invalicabili. Leggi tutto “Metodologia e limiti nel tradurre gli haiku”

Il grande libro degli haiku

Torna sugli scaffali, per i tipi di Castelvecchi editore, Il grande libro degli haiku, opera ormai storica nel panorama editoriale italiano con traduzioni a cura di Irene Starace.

L’imponente raccolta (oltre 800 pagine), riporta le voci più significative dello haiku giapponese da Matsuo Bashō (1644-1694) a Kaneko Tōta (1919-2018), passando per poeti del calibro di Natsume Sōseki, Ryūnosuke Akutagawa, Mizuhara Shūōshi e molti altri. Leggi tutto “Il grande libro degli haiku”