Cinque haiku di Nobuko Katsura

たてよこに富士伸びてゐる夏野かな
tateyoko ni Fuji nobite iru natsuno kana

il monte Fuji
si stende in lungo e in largo –
campi d’estate

Da: Josei sakka shirīzu, Vol. 24, Kadokawa Shoten, 1999, p. 163

海わたる魂ひとつ夜の秋
umi wataru tamashii hitotsu yoru no aki

uno spirito
attraversa il mare:
notte d’autunno

Da: Haiku, Vol. 51, Kadokawa Shoten, 2002, p. 83 Leggi tutto “Cinque haiku di Nobuko Katsura”

Epifanie del vitreo

Lettura di uno haiku di Stefano D’Andrea, pubblicato su Chrysanthemum n. 25 del mese di aprile 2019.

la nebbia scorre sugli occhi addormentati dell’agnellino

Questo haiku di Stefano D’Andrea – presentato ai lettori su un unico rigo di composizione (ma con i tre “momenti” chiaramente riconoscibili) e senza stacco (kire 切れ) – convince su diversi fronti, grazie ad un’accurata scelta lessicale e ad un linguaggio semplice ed essenziale che riesce ad esaltare un contrasto tra elementi che opera su più livelli.
Abbiamo così una sovrapposizione tra il movimento (ugoki 動き) lento ma progressivo della nebbia e la placida immobilità (seijaku 静寂) dell’agnello, i cui occhi paiono essere sul punto di chiudersi, assottigliandosi e contrapponendosi dunque all’indefinita estensione del paesaggio avvolto dalla caligine.

La figurazione complessiva pare evocare un tenore classico decisamente familiare, e in specie il seguente scritto di Konishi Raizan (1654-1716), poeta di grande talento già allievo di Nishiyama Sōin (1605-1682): Leggi tutto “Epifanie del vitreo”

Cinque haiku di Shimada Seihō

街頭に菊の香流れ兵をおくる日
gaitō ni kiku no ka nagare hei o okuru hi

lungo la strada
profumo di crisantemi –
giorno del saluto al soldato

Da: Haiku kenkyū, Vol. 30, 1963, p. 70

出でて耕す囚人に鳥渡りけり
idete tagayasu shūjin ni tori watari keri

gli uccelli migrano
sopra i prigionieri
che lavorano i campi

Da: Haiku, Vol. 53, Kadokawa Shoten, 2004, p. 84 Leggi tutto “Cinque haiku di Shimada Seihō”

La ripetizione nella poesia haiku

 

La ripetizione, in poesia, consiste nella reiterazione di una data parola od espressione (anche con minime variazioni, sia formali che sintattiche) all’interno del componimento. In genere, scopo della ripetizione è quello di enfatizzare una data immagine o produrre una sensazione di sorpresa e meraviglia nell’animo del lettore, che vi attribuirà dunque un dato significato a seconda del proprio sentire e della propria interpretazione del testo.
Sebbene lo haiku sia una forma poetica estremamente breve, in quanto composta da sole 17 sillabe (rectius, on 音), non è raro imbattersi in opere – sia di maestri antichi che di autori contemporanei – che adottano tale figura retorica (in giapponese, kurikaeshi 繰り返し) per le ragioni sopra menzionate. Leggi tutto “La ripetizione nella poesia haiku”

Cinque haiku di Kuribayashi Issekirō

夏草やいくさやみたる竈の火
natsukusa ya ikusa yamitaru kamado no hi

erba estiva –
finita la battaglia
il fuoco delle stufe

Da: Gendai haiku saijiki, Vol. 2, Banmachi Shoten, 1973, p. 163

死にゆく妻の足うらのよごれ拭いてやる  
shi ni yuku tsuma no ashiura no yogore fuite yaru

spazzo via la polvere
dalle suole
della moglie morente

Da: Shin Nihon bungaku, Vol. 5, 1950, p. 63 Leggi tutto “Cinque haiku di Kuribayashi Issekirō”

Il Festival della Letteratura Verde

Domenica 7 aprile, presso Villa Correr Dolfin di Porcia, si è tenuta la seconda edizione del Festival della Letteratura Verde, curato da Alessandro Canzian e Maria Milena Priviero.
L’evento, aperto alle ore 10.00 con i saluti istituzionali del sindaco Giuseppe Gaiarin, di Fiorella Pregarz (Pro Loco Porcia) e del comitato organizzatore del festival, è proseguito per l’intera giornata, alternando reading poetici, conferenze e presentazioni di libri. Leggi tutto “Il Festival della Letteratura Verde”

L’onomatopea nella poesia haiku

Nello haiku tradizionale è piuttosto facile imbattersi in componimenti che fanno uso dell’onomatopea. Quest’ultima – anche detta fonosimbolo – consiste, com’è noto, in elementi lessicali (cioè parole o gruppi di parole) volti a riprodurre foneticamente un dato elemento o azione (ad esempio, tic-tac, bau bau).
Reginald Horace Blyth (1898-1964), nel primo volume della sua opera magna intitolata semplicemente Haiku¹, parla proprio del ricorso all’onomatopea da parte di grandi maestri del passato, distinguendo tra tre macro-categorie:

          1. parole che rappresentano in maniera diretta un suono mediante l’uso della voce (ad esempio ‘caw caw’ かーかー, ossia il gracchiare del corvo);
          2. parole che rappresentano un dato movimento od altra sensazione fisica diversa dal suono (ad esempio, ‘uro-uro’ うろうろ, cioè il vagare frenetico di chi è agitato);
          3. parole che rappresentano stati d’animo o moti psicologici od emotivi (ad esempio, ‘moya-moya’ もやもや, cioè il rimuginare su qualcosa).

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