Aprendo la circonferenza

Lettura di uno haiku di Gabriella De Masi, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 20 luglio 2023.

kiwi acerbo-
in un taglio deciso
gli occhi del gatto

Un componimento caratterizzato da una giustapposizione (toriawase 取り合わせ) fresca, lucida e recisamente efficace, che assimila l’elemento vegetale del kiwi tagliato agli occhi di un felino, rinvenendo familiari analogie cromatiche e di forma.
Di particolare interesse il contrasto, semantico e simbolico, tra gli aggettivi “acerbo” (v. 1) e “deciso” (v. 2); mentre il primo, infatti, rimanda ad un’incompiuta maturazione fisiologica e poetica, il secondo evidenzia e riafferma la prontezza di colui che è chiamato ad operare l’incisione riportata nel rigo mediano, incisione che, a sua volta, può essere letta come mero atto materiale o come figurato compimento di una scissione (kiridashi 切り出し) estetica.
La giustapposizione, non a caso, è resa mediante il ricorso al trattino (“-”), elemento generico di cesura (kireji 切れ字) che, anche da un punto di vista grafico, sostiene e rinforza l’atto stesso del tagliare. Leggi tutto “Aprendo la circonferenza”

La voce sepolta

Lettura di uno haiku di Dennis Cambarau, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 7 febbraio 2023.

lento disgelo –
dalla casa del nonno
la musica trap

Un’opera originale e ben bilanciata, che lega elementi umani e naturalistici attraverso una giustapposizione (toriawase 取り合わせ) atta ad evidenziare i punti di contatto tra gli stessi. Il linguaggio, semplice e misurato, mette in campo diversi ordini sensoriali, da quello marcatamente tattile e visivo del rigo d’esordio a quello uditivo del distico conclusivo; il risultato è un componimento che, pur mantenendosi entro le coordinate metrico-stilistiche proprie dello haiku tradizionale, parla con la voce dell’uomo moderno, restituendo suggestioni al contempo nuove (atarashī 新しい) e familiari, figlie di un fueki ryūkō 不易流行 attentamente ricercato.
Il ‘disgelo’ è un riferimento stagionale (kigo 季) piuttosto frequente nella letteratura classica, ed in particolare nello haiku; ne hanno fatto uso poeti come Yosa Buson (1716-1784), Katō Gyōdai (1732-1792), Kobayashi Issa (1763-1828) e Masaoka Shiki (1867-1902). Leggi tutto “La voce sepolta”

Dialettiche celesti

Lettura di uno haiku di Gabriella De Masi, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 16 dicembre 2021.

strada facendo
perdo la mia ombra-
nubi d’autunno

Un componimento dalle dinamiche semplici ma decisamente non scontate, sorretto da un’impostazione metrica di tipo classico (17 sillabe ortografiche, disposte secondo lo schema 5-7-5). Lo stacco a cavallo dei vv. 2-3 rivela un nesso causale comprensibile solo a posteriori, contribuendo a caricare di significato e suggestioni il distico d’apertura. La rappresentazione segnica del suddetto stacco è il trattino semplice (-), legato alla parola ‘ombra’ quasi fosse un accenno di riverbero destinato a svanire con la parola o, meglio, una residua estensione dell’ombra stessa; la sua semantica s’iscrive entro il tracciato di un contesto armonizzante (torihayashi とりはやし) garbato e, tuttavia, pervicace, dando compiutezza alle quattro qualità fondamentali del kire 切れ così come teorizzate da Ryōsuke Ōhashi (la formazione dell’assenza di forma, la temporalità, il sentimento e la leggerezza priva di scopo). Leggi tutto “Dialettiche celesti”

Su candidi fili, la memoria

Lettura di uno haiku di Vincenzo Adamo, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku l’11 aprile 2020.

l’ultima neve –
la nonna perde il filo
del discorso

Uno haiku dai toni classici e ben bilanciato, con ji tarazu 字足らず (‘assenza di carattere’) nel rigo conclusivo. La giustapposizione (toriawase 取り合わせ) mette in relazione un evento naturalistico (l’ultima neve, a cavallo tra fine inverno e inizio primavera) e le vicende umane e personali dell’autore.
Così, se da un lato assistiamo a un movimento di segno positivo– l’implicito avvicinarsi del caldo e della bella stagione – dall’altro abbiamo una spinta uguale e contraria che disperde quel segnale in favore di una più intima e struggente ricostruzione. La nonna, infatti, con l’avanzare dell’età inizia a subire gli effetti di quel deterioramento cognitivo che porta, in diversi casi, alla demenza senile o all’Alzheimer.
L’evento qui registrato può invero costituire un’eccezione, un momento di défaillance che chiunque ha vissuto almeno una volta nella propria vita, magari perché assorto in altri pensieri od attività. Resta comunque il fatto che le due immagini si pongono in contrapposizione (shōgeki 衝撃) proprio alla luce dei diversi esiti che il tempo ha sull’uomo e sulla natura; il primo, esposto ad una progressione lenta ma inesorabile delle proprie fragilità, la seconda inserita in un contesto di tipo circolare che si rinnova eternamente. Leggi tutto “Su candidi fili, la memoria”

The Solitude of Night

Commenting on a haiku by Hassane Zemmouri, published on Luca’s Lily Pad #48 on December 23, 2019.

moon
no one to discuss with

A two-line ku with 7 syllables only that is capable of evoking –thanks to its brevity– an indefinite series of suggestions in the reader’s mind.

The ‘rough’ and solitary atmosphere clearly refers to the aesthetics of kōko 考古 and wabi 侘. The fact that the poet is alone, however, doesn’t have to be read in a negative way; it is rather an opportunity to look at himself and to enter into a sincere dialogue with his deepest fears, desires and aspirations.

In Japan, the term ‘moon’ (tsuki 月) –unless otherwise specified– is usually referred to autumn (aki 秋), which in literature means ‘change’ and ‘maturity’. Leggi tutto “The Solitude of Night”

L’ago del compasso

Lettura di uno haiku di Andreina Pilia, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku il 14 dicembre 2019.

In quest’opera, l’elemento che colpisce immediatamente il lettore è, naturalmente, la disposizione del testo (waritsuke 割付け). La circolarità del messaggio – qui enfatizzata dall’assenza di marcature segniche e, dunque, di un punto di partenza prestabilito – viene infatti esteriorizzata attraverso una sorta di ensō 円相 poetico che esalta il vuoto centrale, ossia il punto di convergenza dei singoli elementi che lo costituiscono. L’okra o gombo (okura オクラ) è una pianta originaria delle regioni tropicali e subtropicali (in Italia si trovano massicce coltivazioni soprattutto in Sicilia) che fornisce frutti molto nutrienti e dal gusto leggero; questi si sviluppano subito dopo la fioritura, che avviene in tarda primavera. Qui, ad ogni modo, il riferimento stagionale è ben definito: la piantina viene eradicata al sopraggiungere dell’inverno (fuyu 冬), ma non ci è dato sapere se per un travaso o perché inutile o malata. La sua sorte è avvolta nel mistero, esattamente come l’eco di un zengo no kire 前後の切れ primigenio che si amplifica esponenzialmente ad ogni lettura. Leggi tutto “L’ago del compasso”

Un fiore, un addio

Lettura di uno haiku di Marco Pilotto, pubblicato all’interno del Gruppo di Studio sullo Haiku l’8 giugno 2019.

cadono i fiori
il respiro di nonna
si affievolisce

Questo componimento di Marco Pilotto si caratterizza per un profondo senso di unità tra natura e vicende umane, laddove ciascun ku pare rafforzarsi reciprocamente alla luce di uno shiori しをり (‘fragilità’) dai toni al contempo personali ed universali.
Il respiro (iki 息) nel secondo rigo ‘si affievolisce’, perdendo dunque vigore proprio come quei fiori dalla non meglio precisata tassonomia che in apertura d’opera seguitano a cadere a terra, loro ultimo luogo di riposo; si tratta dunque non solo di un gesto meccanico di inspirazione ed espirazione, ma più in generale di quel soffio vitale (inochi 命) che anima ogni cosa e che in questi tre versi segue ora un movimento “verticale” (la gravità che spinge al suolo i fiori), ora uno “orizzontale” (la nonna verosimilmente stesa a letto). Leggi tutto “Un fiore, un addio”

Epifanie del vitreo

Lettura di uno haiku di Stefano D’Andrea, pubblicato su Chrysanthemum n. 25 del mese di aprile 2019.

la nebbia scorre sugli occhi addormentati dell’agnellino

Questo haiku di Stefano D’Andrea – presentato ai lettori su un unico rigo di composizione (ma con i tre “momenti” chiaramente riconoscibili) e senza stacco (kire 切れ) – convince su diversi fronti, grazie ad un’accurata scelta lessicale e ad un linguaggio semplice ed essenziale che riesce ad esaltare un contrasto tra elementi che opera su più livelli.
Abbiamo così una sovrapposizione tra il movimento (ugoki 動き) lento ma progressivo della nebbia e la placida immobilità (seijaku 静寂) dell’agnello, i cui occhi paiono essere sul punto di chiudersi, assottigliandosi e contrapponendosi dunque all’indefinita estensione del paesaggio avvolto dalla caligine.

La figurazione complessiva pare evocare un tenore classico decisamente familiare, e in specie il seguente scritto di Konishi Raizan (1654-1716), poeta di grande talento già allievo di Nishiyama Sōin (1605-1682): Leggi tutto “Epifanie del vitreo”

A Timeless Burden

Commenting on a haiku by Réka Nyitrai, published on Luca’s Lily Pad #16 (myhaikupond.com) on March 4, 2019.

they too
are gaining weight…
ice covered trees

This haiku by Réka Nyitrai is a valuable and highly evocative piece of work set in a winter environment (fuyu 冬) that appears to be desolate (kareta 枯れた) and melancholic (according to the aesthetics of wabi-sabi 侘寂), revealing instead an strong connection between the author and the surrounding nature.

In fact, while the ‘icy trees’ in line 2 –deprived of their foliage– do not really change their real weight, the poet seems to feel an intimate burden that keeps growing and reverberating its effects outside her physical sphere. This is made particularly clear by the presence of the ‘too’ adverb (mo も) in the first line, which serves as a pivoting word in the overall economy of the poem. Leggi tutto “A Timeless Burden”

La fragilità del volo

Commento critico allo haiku di Angelica Costantini, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo di studio sullo haiku l’8 gennaio 2019.

ore d’inverno –
un corvo in volo taglia
la pioggia a metà

Un’opera caratterizzata da una combinazione di immagini (toriawase 取り合わせ) fresca ed evocativa, che porta ad un’accelerazione scenica tangibile e decisamente coinvolgente.
L’involuzione lenta e silenziosa (seijaku 静寂) del primo verso, infatti, viene spezzata – oltre che graficamente, mediante ricorso al kireji 切れ字 – dal volo di un corvo nel secondo ku 句, che pare tagliare in due la pioggia come la lama invisibile di un coltello, facendo progredire gli eventi in maniera del tutto inattesa e subitanea. La sottigliezza (hosomi 細身) che informa la seconda parte dello scritto assume così una doppia direzione: verticale, in quanto riferibile alla pioggia invernale che cade dal cielo, ed orizzontale, collegata al movimento trasversale dell’uccello (verosimilmente, da un ramo all’altro). Leggi tutto “La fragilità del volo”